lunedì 14 marzo 2011

QUINTO CAPITOLO





 Siamo arrivati al negozio pochi minuti prima della chiusura. Il sole non è ancora tramontato e la calura non accenna a diminuire. Avverto delle gocciole di sudore scendere lungo il mio collo, cerco di non prestarci attenzione, ma mi irritano. Alzo una mano per scostare i cappelli quando mi accorgo che Lorenzo è già entrato dentro. Lo seguo e appena vedo il proprietario imprecare e recarsi a grandi passi verso di lui sono in preda al panico. Non so cosa fare, ma devo agire prima che sia troppo tardi. Mia nonna mi aveva insegnato una litania latina che aveva il potere di bloccare le azioni della persona a cui era rivolta. Una specie di momentaneo congelamento. Cerco di ricordarla e la pronuncio in un sussurro mentre lo osservo con attenzione. Lui non può vedermi, ma io sì. Le parole fanno il loro effetto proprio quando Lorenzo afferra la spada. Sembra così inesperto e forse lo è. La sorregge con forza, ma tenendola a debita distanza da sé. Come non capire la sua paura? Poteva rifiutarsi di aiutarmi e invece si ritrova coinvolto in una situazione fuori dalla normalità. Mi seguirà nel passato. Non gli ho detto che non ho la più pallida idea di come farlo tornare in questa epoca. Se lo facessi potrebbe avere dei dubbi e decidere di abbandonarmi…Ammetto di essere egoista, però come potrei fare senza di lui? Ora mi sta guardando con il terrore negli occhi.
“Forza, seguimi. Dobbiamo raggiungere le sponde del Tago. Altrimenti l’incantesimo non avrà alcun effetto”.
Inizio a correre per le strade della città. Lo sento alle mie spalle. La gente si volta a guardarlo incuriosita e inconsapevole della mia presenza. Tra pochi minuti questo incubo sarà finito per iniziarne uno nuovo. Questa volta in un secolo davvero buio!

La seguo come se fossi la sua ombra, correndo come un folle per le strade secolari di Toledo. La gente resta a fissarmi meravigliata e incuriosita. Devo essere uno spettacolo davvero insolito per loro. Non possono vedere Amaranta dunque agli occhi dei passanti devo apparire come un pazzo che, con una spada sguainata, corro ridendo come uno stolto. In realtà il mio è un riso liberatorio. Ce l'ho fatta, anzi: ce l'abbiamo fatta. Abbiamo rubato la spada, non avrei mai creduto di esserne capace. Non sono più lo stesso Lorenzo che ha lasciato l'Italia solo il giorno prima, in una manciata di ore mi sono trasformato completamente. Ho iniziato a vivere dopo molto tempo. Adesso so quale è la mia strada, ho finalmente uno scopo nella vita oltre quello di scrivere.
Arriviamo presso il fiume che ho il fiato corto e il cuore che batte a mille. La mano tiene ancora salda la spada; non la lascerò per nulla al mondo. Mi guardo attorno e sembra non ci sia nessuno in quel punto. Meglio così, altrimenti che scusa avrei inventato? Amaranta è visibile solo a me, nessuno mi avrebbe creduto se avessi provato a raccontare la sua storia. O quello che stavo per fare.
Guardo la ragazza negli occhi, occhi che esprimono bellezza ma anche timore. Anche lei ha paura di quello che accadrà nel momento in cui compiremo il rito. Entrambi non sappiamo ancora a cosa andremo incontro.
Faccio dei profondi respiri per regolare il fiato e poso quindi gli occhi sul suo petto, lì dove batte il suo cuore. O per lo meno batteva una volta, molti secoli fa...
Ho qualche dubbio, una marea di domande mi assalgono ma è meglio se non presto loro attenzione se non voglio essere preda del  ripensamento. Oramai è troppo tardi per tornare indietro.
- Sei pronta?- le chiedo.
Ho paura di farle del male. So che è uno spettro, una presenza d'altri tempi che forse non prova dolore, ma il sospetto mi viene lo stesso. Aspetto che lei mi faccia un cenno con la testa, un gesto che mi convinca ad agire. Mi lancio un'ultima occhiata attorno, faccio ancora un lungo sospiro e impugno la lama con entrambe le mani questa volta, in orizzontale. Miro al cuore, o per lo meno là dove dovrebbe essere. I rumori della città fanno da sottofondo a quel particolare momento. Mi ritroverò di nuovo a Toledo lo so, ma sarà una Toledo diversa; il mondo stesso sarà cambiato.
E' il mio momento, quello che forse aspettavo da una vita senza nemmeno saperlo. Socchiudo gli occhi mentre avanzo verso di lei, e come se i miei muscoli si muovessero da soli porto la lama nel suo petto, trafiggendolo con una mossa secca sicura e precisa. Sposto allora gli occhi sul suo bel viso per vedere se sta bene, se le ho provocato dolore mentre tutto intorno a me inizia a mutare.
Il nostro destino sta per compiersi. E io lascio il mio tempo senza alcun rammarico

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